Sportello Unico Digitale - Comune di Vicoforte

Fiera del Santuario

400 anni di storia ...

Per parlare dell’organizzazione delle feste e della fiera del Santuario occorre avere sempre in mente un aspetto fondamentale di questo evento: la spontaneità.
Una delle caratteristiche più avvincenti di questa fiera è proprio da ricercare nella apparente casualità della dislocazione dei vari prodotti, siano essi richiami ad espressioni di fede o siano di natura più mondana quali le merci e le attrazioni fieristiche.
La ricerca autonoma degli espositori e dei venditori di localizzarsi, o meglio “di piazzarsi”, al posto giusto per esporre e vendere la propria merce, nel tempo ha consentito da una parte di individuare luoghi adatti agli animali o agli oggetti in vendita e dall’altra di ricercare i luoghi di maggior transito di visitatori e quindi di possibili compratori.
Esistono poi ovviamente delle esigenze di natura più strettamente organizzativa, esigenze che negli anni sono aumentate in maniera rilevante e sempre più condizionante, ma che hanno comunque cercato di mantenere ferme le caratteristiche salienti della tradizione fieristica.
Nei primi anni di devozione alla Madonna del Pilone questa piccola vallata del torrente Ermena era divenuta meta di migliaia di pellegrini che sempre con maggior convinzione esaltavano i benefici che traevano nel giungere in questo luogo.
La ricorrenza della Natività di Maria Santissima era quindi un momento particolarmente atteso ed intriso di fede e di devozione che vide crescere il flusso dei visitatori. La festa dell’8 settembre vedeva quindi accorrere al Santuario pellegrini anche da luoghi lontani e la fiera dei giorni seguenti ha arricchito la circostanza religiosa diventando un evento popolare di straordinaria vitalità.
Nelle pagine dei libri che riportano aspetti storici e di cronaca di quegli anni si legge che “il minuto popolo aspetta il giorno delle fiere per rifarsi della sonnolenza di tutto l’anno”; parlando della fiera del Santuario si evidenzia poi che “se il giubileo provvedeva a i devoti, la fiera aggiungeva un nuovo concorso di gente, attraendo da tutte parti commercianti, bottegai, bifolchi che comprando e vendendo, mille contratti effettuavano, a mille bisogni soddisfacevano”.
Le cronache dell’epoca, commentando fatti della prima metà dell’800 citano che “alla festa che vi si celebra agli 8 settembre di ciascun anno accorrono moltissimi forestieri… più di quattromila persone v’intervengono in tale circostanza”.
I giorni della festa e della fiera della Natività di Maria SS., così“ la denominazione di questo evento tradizionalmente conosciuto come “Feste d’la Madona” o “Feste del Santuario”, sono fissi: l’8 settembre la festa, il 9 la fiera ed il 10 la conclusione della fiera detta “ferota”; a questi giorni vengono poi spesso ad aggiungersi, o prima o dopo, alcune giornate di collegamento con la domenica precedente o successiva ampliandone significativamente il periodo sino a 5 giornate.
Non esiste un momento di inaugurazione della manifestazione, perché qualunque sia il giorno di inizio e qualunque confusione si possa creare tra festa e fiera a causa del sovrapporsi delle date, il vero inizio viene sancito dalla processione che tradizionalmente giunge da Mondovì nelle prime ore del mattino dell’8 settembre e che si conclude nella Basilica con la cerimonia religiosa celebrata dal Mons. Vescovo di Mondovì.
Il suo ingresso in Santuario viene seguito dai gonfaloni, dai Sindaci e dagli amministratori di Vicoforte e della cittˆ di Mondovì che accompagnano il popolo dei fedeli e le autorità religiose nel pellegrinaggio che parte da Mondovì Piazza per giungere alla Basilica della Regina Montis Regalis.
Da alcuni decenni, i rappresentanti della comunità religiosa e della società civile si incontrano dopo la celebrazione della solenne funzione liturgica per assaporare una tradizionale tazza di cioccolata calda con le paste di meliga, per brevi scambi di saluti e per confrontare di anno in anno l’evolversi dei lavori di sistemazione delle aree circostanti la Basilica e di ristrutturazione delle strutture esistenti.
Ma la processione non solo corona la Festa patronale di Mondovì i cui festeggiamenti iniziano con i fuochi artificiali della sera precedente, ma conclude il cammino di fede svoltosi nella novena dei giorni precedenti all’otto settembre che, oggi come un tempo, vedono giungere al Pilone della Madonna migliaia di fedeli da tutte le zone della diocesi Monregalese.
L’organizzazione della festa della Natività di Maria coinvolge quindi in modo imponente il clero diocesano e le varie comunità parrocchiali, oltre ovviamente al Rettorato del Santuario ed alla città di Mondovì che si accinge sempre con entusiasmo a celebrare la festa patronale. Ma l’organizzazione della fiera, manifestazione che come abbiamo sentito è nata in anni successivi a quello della festa e che si è presto integrata quasi a diventarne un tutt’uno, è un fatto gestito in modo collaterale ed oggi è a totale carico del Comune di Vicoforte.
Valutare gli aspetti organizzativi dei secoli passati diventa estremamente difficile se non impossibile.Infatti l’evento fieristico si è sviluppato e si è mantenuto in momenti anche complessi della storia secolare di queste terre, sino a giungere alla metà del ‘900 basandosi sugli elementi fondanti della sua ragione di essere: la devozione alla Madonna (patrona della città di Mondovì e della diocesi monregalese), il fascino popolare delle fiere (luoghi di incontro, di scambio di merci, di divertimento), la stagione di fine estate in cui le mandrie scendevano dall’alpeggio per trascorrere l’inverno in pianura, non prima di aver proposto scambi commerciali. L’insieme di queste situazioni ha consentito, nei secoli, di miscelare interessi di natura del tutto diversa che impegnavano il clero, i commercianti, gli allevatori ed il popolo al quale era permesso di sommare all’espressione religiosa, l’opportunità di scambiare merci, di vendere e di acquistare e la gioia della festa.
Dalle cronache, ma soprattutto dalla tradizione demandata da padre in figlio, risulta pertanto che tutta la manifestazione abbia potuto contare su fattori organizzativi del tutto spontanei per cui ciascuno gestiva al meglio, secondo le esigenze della situazione, il proprio settore di interesse: ne discendeva un insieme di attività dislocate intorno alla Basilica, fulcro di tutta la festa e la fiera.
Per poter parlare di aspetti organizzativi veri e propri occorre giungere agli anni cinquanta quando, l’evolversi di un modello sociale più complesso ha evidenziato esigenze da tutelare ed interessi anche di natura economico-finanziaria da gestire.
Dalla seconda metà degli anni ’50 l’Amministrazione del Santuario si affida alla ditta Aimeri di Villanova Mondovì per gestire gli aspetti attinenti al commercio ambulante, alla somministrazione di alimenti (nelle cosiddette “baracche”) ed ai divertimenti popolari per bambini rappresentati sostanzialmente da giostre.
Non bisogna infatti dimenticare che l’Amministrazione del Santuario era allora, e per buona parte lo è tuttora, proprietaria delle aree su cui si svolgeva tutta la manifestazione, e che quindi sia le incombenze di natura religiosa che quelle fieristiche avevano come interlocutore principale l’Amministrazione stessa; molto minore rispetto a quelle odierne erano poi le esigenze di carattere sociale (es: sicurezza pubblica, igiene, ecc.) e quindi meno stringenti erano le regole e le norme pubbliche da rispettare.
Tali aspetti trovavano quindi la loro soluzione gestionale negli organizzatori privati che si accollavano totalmente tutte le incombenze, ricavandone ovviamente i benefici anche di natura finanziaria che ne derivavano.
Per trovare un primo intervento ufficiale da parte del Comune occorre giungere al 1969 quando, con deliberazione della Giunta Comunale n. 57 del 18 agosto, l’Amministrazione comunale presieduta dall’allora Sindaco Ing. Fulcheri rileva che “é necessario istituire un adeguato servizio d’ordine in frazione Santuario durante i festeggiamenti del 7, 8 e 9 settembre 1969. Dato atto che la forte affluenza di persone e di automezzi nei giorni dei festeggiamenti suddetti richiede la presenza, in aggiunta alla forze di polizia inviate dai competenti comandi, di un certo numeri di vigili urbani di cui il Comune è sprovvisto … … Dato atto che il Comune di Mondovì é disposto ad inviare i vigili urbani occorrenti … … per tali ragioni” delibera di autorizzare 4 vigili urbani di Mondovì ad operare (due: domenica 7 settembre, tre: lunedì 8 settembre e tre: martedì 9 settembre) “con facoltà di elevare anche eventuali contravvenzioni per la trasgressione delle norme del codice stradale, di ordinanze e regolamenti comunali”.
Per quindici anni l’impostazione organizzativa della festa e della fiera prosegue in tale senso per cui vengono coinvolti: – l’Amministrazione del Santuario, proprietaria, come già detto, di quasi tutte le aree interessate dalla manifestazione; – la ditta Aimeri, delegata dall’Amministrazione del Santuario a gestire tutti gli aspetti di natura organizzativa; – il Comune di Vicoforte, per gli aspetti connessi con le autorizzazioni alla vendita previsti dalle vigenti norme mercatali, per quelli di natura puramente amministrativa e per supportare la gestione dell’ordine pubblico e della sicurezza stradale; – i privati, proprietari di terreni contigui a quelli di proprietà dell’Amministrazione del Santuario sui quali, piano piano, la fiera, soprattutto quella del bestiame, ma anche del settore del commercio ambulante, si stava ampliando; – gli operatori economici (ambulanti, espositori, giostrai, ecc.), che in modo autonomo interloquiscono con i soggetti precedentemente citati a seconda delle necessità e degli obblighi dettati dalle disposizioni di legge vigenti nel tempo.
Ciascuno, per quanto di interesse, poneva quindi in atto tutti gli accorgimenti necessari al buon funzionamento, cosa che, data la tradizionale e secolare spontaneità organizzativa, é sempre stato assicurato.

Peraltro il crescere delle problematiche, derivante anche dal maggior afflusso sia di venditori che di visitatori, e la maggior complessità dell’impianto normativo inerente al commercio, alla sicurezza, all’igiene ed alla sanità pubblica, hanno portato il Comune a soffermarsi in modo preciso sugli aspetti organizzativi e ad adottare specifici provvedimenti regolamentari.
Il 21 giugno 1984 il Consiglio Comunale fu chiamato a discutere sull’argomento e sulle proposte avanzate, che evidenziavano che “lo svolgimento dei festeggiamenti in occasione della Natività di Maria SS. …. …. . sono sempre un momento di particolare interesse la cui risonanza va ben oltre i confini comunali … il … …. Paese diviene per alcuni giorni meta di migliaia di visitatori la cui affluenza trova ogni anno puntuale e gradita conferma … … la risonanza interregionale che ha acquistato negli anni la fiera che viene abbinata alla festa della Madonna di Vico ha comportato una presenza sempre maggiore di commercianti ed espositori con un conseguente incremento della varietà di prodotti ed una sempre più massiccia ed interessata frequenza di visitatori.
Tutto questo ha determinato una costante tendenza ad interessare un’area sempre più vasta del territorio comunale ed inevitabilmente il compito di controllo e di garanzia dell’ordine pubblico sono diventati per l’Amministrazione Comunale sempre più gravosi.
Non va inoltre dimenticato come anche per l’economia del …. Comune i Festeggiamenti … … rappresentino un momento di particolare importanza che vede non solo interessate le varie attività commerciali, soprattutto quelle ubicate nella zona del Santuario, ma coinvolge anche parecchie aree di proprietà non comunale” In tale relazione si legge ancora che “la collaborazione dei privati … … é sempre stata un elemento di fondamentale importanza” e che ” grazie ad un meccanismo quasi automatico che si é perfezionato negli anni, lo svolgimento di una manifestazione così imponente abbia sempre portato a risultati più che soddisfacenti”.
Peraltro la necessità di “meglio contemperare le esigenze che le norme di legge portano a considerare con quella che é la realtà di un avvenimento di così lunga e grande tradizione” hanno “spinto la Giunta Comunale ad approfondire il tema” pervenendo alla determinazione di “regolamentare i festeggiamenti … … per garantire uno svolgimento regolare ed ordinato in conformità alle vigenti norme in materia, in particolare quelle della sicurezza pubblica, nell’intento di valorizzare ulteriormente la portata di una ricorrenza che senz’altro si pone come uno dei momenti più significativi e complessi di tutta la vita del Comune.”
L’intervento regolamentare del Comune vuole quindi “permettere la continuità della tradizione positiva dell’organizzazione… … . migliorandone alcuni aspetti e tendendo ad eliminare gli inconvenienti e le difficoltà per una sua completa riuscita”. Il Consiglio Comunale, con deliberazione n. 52 del 21 giugno 1984 (undici voti favorevoli ed un astenuto) deliberò di intervenire con atti regolamentari sui festeggiamenti al Santuario e con le successive deliberazioni n. 53 e 54 approvò una regolamentazione composta da 12 articoli e gli schemi di convenzione da stipulare con i privati per il cambio temporaneo di destinazione d”uso di aree in occasione dei festeggiamenti.
Un ulteriore evento che ha segnato il definitivo coinvolgimento organizzativo da parte del Comune é stato effettuato nel 1997, quando anche da parte dell’Amministrazione del Santuario era sorta l’esigenza di ridefinire gli aspetti contrattuali con la società esterna che da circa quarant’anni gestiva gli aspetti fieristici abbinati alla ricorrenza religiosa. In effetti già negli anni precedenti il Consiglio Comunale con deliberazione n. 55 del 2 ottobre 1995 e la Giunta Comunale con deliberazione n. 193 del 5 giugno 1996, avevano deciso di avviare e di concretizzare uno studio per individuare la miglior forma di intervento comunale nella gestione delle Feste del Santuario analizzando varie possibilità consentite dalla legge e precisamente la concessione a terzi, la gestione in economia, la costituzione di un’azienda speciale o di una società.
Lo studio evidenziò che la formula di maggior interesse poteva essere la costituzione di una società a responsabilita’ limitata perché avrebbe permesso di concertare in modo efficace gli interessi pubblici con quelli dei soggetti privati, inquadrando il tema delle festività dell’ 8, 9 e 10 settembre in un ottica più vasta che consentisse di ottenere vantaggi a lungo termine per la promozione del settore turistico di tutto il Comune.
L’ipotesi non incontrò i favori dei principali interlocutori privati e quindi, dopo aver analizzato la possibilità di concessione a terzi, il Consiglio Comunale, con deliberazione n. 30 del 6 maggio 1997, si espresse a favore dell’organizzazione diretta da parte del Comune della globalità delle feste e della fiera del Santuario e con deliberazione n. 40 del 27 giugno del medesimo anno dettò gli indirizzi per la loro organizzazione che con deliberazione n. 201 del 28 maggio 1997 la Giunta aveva deciso di gestire direttamente per il triennio 1997 – 1999, successivamente prorogato sino al 2005, con deliberazioni del Consiglio Comunale n. 92 del 22 dicembre 1999 e n. 18 del 21 febbraio 2000. La citazione di tutti questi atti, degli organi deliberanti e delle relative date serve soprattutto a dimostrare come il tema “Feste del Santuario” per Vicoforte (Comune, commercianti, privati e Amministrazione del Santuario) sia stato oggetto di intenso dibattito, di profonde valutazioni e di grande interesse oltre che di costante impegno profuso in studi e concreti fatti organizzativi.
La gestione diretta dei festeggiamenti al Santuario da parte del Comune é quindi storia recente ed é frutto di una approfondita attività di analisi, discussioni, valutazioni di carattere normativo, finanziario e strutturale effettuati ai vari livelli della struttura comunale e con approfonditi confronti con l’Amministrazione del Santuario, proprietaria, come già detto, di buona parte delle aree sulle quale insiste la manifestazione.
Gli aspetti gestiti a tutt’oggi sotto il profilo organizzativo dal Comune sono sintetizzabili in: – normativi-regolamentari – amministrativi – economici – connessi con la sicurezza pubblica, il controllo, l’igiene e la sanità.
Per quanto riguarda l’aspetto normativo-regolamentare, con riferimento alle norme di legge vigenti in materia urbanistica, la regolamentazione comunale permette che le aree situate nel territorio comunale ed interessate a qualsiasi titolo allo svolgimento dei festeggiamenti, siano assoggettate, su richiesta dei proprietari, degli usufruttuari o degli affittavoli delle stesse, ad una particolare procedura amministrativa che consente il cambio temporaneo di destinazione d’uso; si procede quindi alla stipula di una convenzione che permette di rilasciare ai privati specifiche autorizzazioni, mentre il Comune si riserva la facoltà di affidare le aree di sua proprietà a ditte esterne per la gestione della manifestazione. Particolare rilevanza, per le motivazioni che la ispirano e gli atti che possono derivarne, assume la norma che consente al Sindaco di invitare coloro che hanno la disponibilità di aree ritenute necessarie per l’esercizio dei festeggiamenti e delle attività connesse, a metterle a disposizione; in caso di diniego la norma da facoltà al Comune di esperire tutte gli atti necessari per acquisirne l’uso.
Sotto il profilo amministrativo tutte le problematiche (es: assegnazione posti, licenze commerciali, verifiche sullo stato della sicurezza e relative autorizzazioni, ecc.) vengono gestite in conformità alle disposizioni di legge vigenti nel tempo. Gli aspetti economici trovano una puntuale analisi annuale che ha come obiettivo prioritario quello di garantire la copertura del costo di organizzazione, di controllo, di coordinamento e di vigilanza, oltre al risarcimento di eventuali danni ai beni comunali.
A tal fine vengono annualmente fissati indirizzi operativi e tariffe per ogni mq. di aree la cui destinazione d’uso viene variata per poter ospitare le seguenti attività: – parcheggi di autoveicoli, motoveicoli, autocarri e camper;- esposizione e/o commercio di bestiame di qualsiasi genere, di autoveicoli, macchine ed attrezzi agricoli, macchinari di qualsiasi tipo e per qualsiasi uso; – spettacoli viaggianti, circhi, balli pubblici, luna park, giostre ed attrazioni varie;- commercio ambulante, mostre ed esposizioni varie; – somministrazione di alimenti e bevande.
Annualmente vengono quindi stabiliti i corrispettivi che i privati devono riconoscere al Comune al momento dell’autorizzazione al cambio di destinazione d’uso, i corrispettivi massimi che potranno essere richiesti agli utenti da parte dei parcheggiatori ed i corrispettivi che i commercianti, gli espositori e gli spettacolisti devono riconoscere al Comune a titolo di tassa per occupazione di suolo pubblico, di tassa giornaliera per la raccolta e smaltimento dei rifiuti e per il rimborso di spese di organizzazione e di erogazione di servizi quali l’energia elettrica e l’acqua.
Dal 1997, anno in cui la manifestazione viene gestita direttamente dal Comune, gli incassi superano significativamente i costi e consentono di far confluire sia nelle casse dell’Amministrazione del Santuario, in forza del contratto di cessione in uso delle aree di proprietà, e sia nelle casse comunali, somme di buona entità che trovano immediato reinvestimento in strutture di interesse pubblico. Ultimi, ma non per importanza, sono gli aspetti inerenti alla sicurezza ed agli interventi posti in essere per salvaguardare l’incolumità pubblica in generale, con particolare attenzione alla gestione del traffico veicolare, all’igiene ad alla sanità, alla vigilanza, all’ordine pubblico ed alla posa di attrazioni, quali alcuni spettacoli viaggianti, oggetti di specifici controlli ed autorizzazioni. Fondamentale é quindi la collaborazione delle forze dell’ordine (Carabinieri, Guardia di Finanza, Polizia stradale), dell’A.S.L. e dei suoi dirigenti, funzionari ed operatori sanitari, della Croce Rossa e della Croce Bianca e delle loro infermiere ed operatori volontari. Indispensabile é inoltre il supporto alla vigilanza ed alla gestione della viabilità fornito dai vigili urbani di vari Comuni e, a fronte dei quattro vigili concessi dal Comune di Mondovì nel 1969 si é giunti nel 2002 a quaranta vigili provenienti da ben diciotto Comuni diversi, fra i quali si può vantare la collaborazione delle città di Cuneo, Alba e Savigliano.
Particolarmente prezioso in questi ultimi anni é diventato anche l’apporto del locale gruppo di volontari della protezione civile che con una ventina di unità supportano la sorveglianza sul buon andamento della manifestazione, sia durante la giornata che nelle ore serali.
Ma la gestione della fiera, che dopo tante edizioni può contare su una macchina organizzativa sperimentata che ogni anno si avvia circa sei mesi prima dell’8 settembre, si fonda soprattutto sul coinvolgimento di tutta la struttura comunale sia a livello amministrativo che a livello tecnico-operativo, avvalendosi della consulenza e del supporto del Sig. Bartolomeo Dotta, profondo conoscitore delle problematiche organizzative per la sua quarantennale esperienza di organizzazione della fiera, e con l’impiego di ditte esterne alle quali vengono affidate varie incombenze di natura tecnica.
Dalla posa dei banchi addossati alla Basilica, all’esterno della quale possiamo ancora osservare dei segni sbiaditi che ne individuavano l’assegnazione, siamo ora giunti ad interessare un’area complessiva di circa 200.000 mq. occupandola con oltre 700 bancarelle e strutture dedite al commercio ambulante ed alla somministrazione di alimenti e bevande, circa 200 espositori di autovetture, macchine agricole ed attrezzature da lavoro di vario genere ed una cinquantina di attrazioni del luna park; parecchie aree di privati sono inoltre adibite a parcheggio mentre un servizio di autobus per tutto il tempo funge da navetta da e verso Mondovì. Specifica rilevanza per la loro tipicità assumono alcuni settori della fiera quali la cosiddetta “fiera dei cavalli” e la “fiera del bestiame bovino e caprino” ai quali in questi ultimi anni si sono aggiunti animali meno nostrani che sollecitano la curiosità dei visitatori. Negli ultimi decenni si é poi sviluppata la mostra provinciale cunicola con l’esposizione di razza pregiate.
L’insieme di tante attrazioni, eterogenee tra di loro, consente di mantenere ben vivo quello spirito di festa che la tradizione fieristica di queste giornate ha saputo costruirsi nei secoli.
Lo dimostra anche il continuo interesse di molte persone che da tutto il Piemonte, ma soprattutto dalla Liguria, da giorni telefonano al Comune, all’Amministrazione del Santuario, agli esercizi pubblici, ai negozi locali ed agli amici per chiedere notizie sulle date (nonostante che da 400 anni siano sempre le stesse), sul tempo, sulle novità, sui parcheggi, ecc. La festa e la fiera del Santuario non hanno quindi bisogno di utilizzare specifici canali pubblicitari, anche se per doverosa informazione da alcuni anni sono oggetto di messaggi e di notizie, oltre che sui giornali monregalesi, anche su testate giornalistiche e radiofoniche a diffusione provinciale, piemontese e ligure.
E’ estremamente difficile valutare il numero dei visitatori, alcuni dei quali giungono al Santuario tutti i giorni della manifestazione se non più volte al giorno, ed il giro di affari prodotto in queste giornate che é sicuramente rilevante e conta milioni e milioni di Euro.
Qualche tentativo di comprendere meglio la situazione é stato fatto, tant’é che nel 1997 il Comune aveva commissionato un’indagine coinvolgendo, con questionari utilizzati per la raccolta di dati ed informazioni, sia visitatori che operatori economici presenti in fiera (ambulanti, espositori di macchine e di bestiame e somministratori di alimenti).
Tenendo presente che l’8 settembre 1997 era di lunedì e che, quindi la manifestazione si era svolta dal sabato al mercoledì, i dati rilevati hanno consentito, pur su base campionaria, di riscontrare informazioni di particolare interesse tra le quali si citano:

  1. i giorni di maggior frequenza furono la domenica (giorno precedente la festa) ed il lunedì (giorno della festa);
  2. le giornate in cui si erano registrate maggiori vendite furono sempre la domenica ed il lunedì, anche se il rapporto tra numero di persone presenti in fiera e vendite effettuate vide primeggiare il martedì (giorno della fiera) e vide all’ultimo posto la domenica (giorno di maggior afflusso); molto interessante risultò il rapporto tra visitatori e vendite effettuate dagli ambulanti nella giornata di mercoledì (giorno cosiddetto della “ferota”);
  3. visitatori con interessi mirati e quindi acquirenti che dimostrano di partecipare alla fiera con intenzioni specifiche vennero segnalati soprattutto dagli espositori di macchine agricole;
  4. presso i ristoratori gli affari furono proporzionali all’afflusso dei visitatori;
  5. i visitatori presenti in fiera provenivano in maggioranza dal basso Piemonte e dalla Liguria;
  6. nel loro insieme i servizi di supporto furono giudicati migliorabili soprattutto per quanto concerne i servizi igienici, i parcheggi e le aree sosta. Alcune di queste informazioni confermarono le valutazioni già effettuate, mentre altre hanno consentito di migliorare gli interventi in alcuni settori e soprattutto di modulare lo sviluppo territoriale della manifestazione per ottimizzare l’afflusso ed il rapporto tra lo stesso e le vendite. La festa e la fiera del Santuario quindi non invecchiano, si modellano con il tempo e sembrano giocare a restare uniche, sfidando le innovazioni, rifiutando le mode e dimostrando che il vero protagonista della fiera é l’uomo che coglie questa splendida occasione per stare insieme, per gestire affari e per unire il bisogno di essere pellegrino al Santuario della Madonna Regina Montis Regalis con il bisogno di vivere gioiosamente.

Tra storia e leggenda ...

La fiera è istituzione remotissima, sorta per permettere ai mercanti il rifornimento di merci in tempi di difficili comunicazioni o di particolarismi politici. Collocata nei luoghi di naturale incontro di vie commerciali, mirata a favorire il commercio periodico e gli scambi a distanza, raggiunta ben presto un’insostituibile funzione, ha il pratico riconoscimento e protezione dell’autorità costituita.
Si ha notizia della fiera di Asti sorta nel 1234 per decisione di Federico II, ma non vi è data certa della nascita della fiera di Mondovì, che certamente si colloca in tempi ben antichi, conoscendo la vitalità di monregalesi, fautori del primo libro a stampa piemontese, fondatori di Università degli studi, costruttori abili e nobili delle loro residenze ospitali, tanto da ritrovarsi nella più ricca e popolosa città del ricuperato stato della Monarchia di Savoia. Una data è però certa: l’anno 1952. In un giorno di quell’anno un giovane contadino, Giulio Sargiano, andando a caccia nel bosco della Borbonesca, sulle colline attorno a Vico, spara un’archibugiata colpendo inavvertitamente l’immagine della Madonna dipinta su Pilone, producendo un foro ancora oggi ben visibile sul seno della Vergine: si diffonde la voce che dalla ferita siano uscite gocce di sangue. Comunque è il segnale di un’esplosione di fede mai vista fino ad allora e l’inizio di portenti che hanno mirabile eco nel mondo cattolico.
Nel 1596 il vescovo Castruccio di Mondovì delibera la costruzione di una basilica: il Duca Carlo Emanuele I, lieto che si avveri nei suoi Stati un avvenimento tanto eccezionale pensa alla costruzione del più grande Santuario degli Stati di Casa Savoia, anche sepolcreto della sua famiglia, che sia baluardo potente di fede contro le eresie allora in fermento, ispiri l’ammirazone dei suoi sudditi, specialmente degli stranieri così numerosi in transito da Torino per Mondovì.
Nel suo editto il Vescovo Castruccio dichiara: “Il titolo, e Festa di essa chiesa dover essere all’avvenire la Natività della Beatissima Vergine agli otto di Settembre”.
In questo stesso periodo la fiera di Mondovì registra un notevole calo di frequenze. Nella prima vera del 1603 il Duca con i tre Principi maggiori deve giungere in città per andare alla volta di Nizza dove i figli si imbarcheranno per la Spagna. Si tratta allora di accordare un donativo al Duca, come hanno già fatto Pinerolo, Saluzzo, Savigliano e Fossano, tappe precedenti del loro viaggio. Mondovì si trova in gravi angustie economiche per i carichi fiscali e per il pessimo raccolto, ma, considerando che si deve porgere a S.A. un memoriale, per avere la concessione di alcune importanti richieste, si decide di dare al Duca 600 ducatoni ed una certa quantità di scatole di “confiture” ai principi. E’ probabile che in queste circostanze maturi la decisione di chiedere al Duca la concessione di una fiera da tenersi in coincidenza con il maggior afflusso dei pellegrini.
Ecco la supplica consegnata al Duca nel mese di luglio 1603 nella stesura resa di più accessibile lettura:
“Essendo per antichissimo privilegio fatto solito di tenersi nella Sua città del Mondovì la fera dal giorno della Commemorazione de morti sino al S.to Martino et venendo da molti anni in qua poco frequentata anzi quasi omessa perchè ancor data quella d’Asti. Pensando la detta Città con nova pubblicazione di puoter repigliarla in modo che tornasse a essere frequentata come prima hebbe dal 1956 ricorso da V.A. da quale ottnre lettere per farla nuovamente pubblicar. Tuttavia ne per questo si vede frequenza maggior onde desiderando essa Città che può mantener in quella qualche traffico et negotii per beneficio universale et considerando sia per seguir questo quando la detta fera sia tramuttata in altro tempo che da altre in questo Statto et luoghi circonvicini non resti impedita come sarebe per tre giorni avanti et tre giorni doppo la festa della natività della Vergine Santissima tanto più che in quel tempo vi concorrono gente assai per la festività presente qual in detto giorno si celebra alla Madonna Santissima della Pace a Vico et maggior numero si deve aspettar per l’occasione anche della fera. Perciò detta Città ricorre da V.A. Serenissima umilmente supplicarla resti servita di commutar la detta fiera qual già si teneva in detta Città et piazza maggiore di quella della commemorazione de santi sino al S.to Martino al mese di settembre per tre giorni avanti et tre giorni doppo detta festa della natività permettendo si possi così pubblicar detta fera et nottificar tanto nella detta Città che in tutti li altre Città et qual pregherà sempre l’annotazione: S.A. lo concede….Torino, lì 18 luglio 1603”
La concessione ducale dell’effettuazione della fiera all’otto settembre giunge quindi il 18 luglio 1603: bisogna provvedere con alacrità alla preparazione logistica dell’evento e stabilire un regolamento “perchè in essa si proceda con ordine e politica”. Ed ecco le disposizioni: “mercato del bestiame, piazzale vicino alla porta di Vico e sopra bastione; mercato del grano, piazzale davanti al palazzo di Cattà e all’ospedale, andando verso il Duomo; mercanti e negozianti forestieri, Piazza Soprana; mercanti e negozianti dei piani, Piazza Sottana; mercanti e negozianti di Piazza, proprie botteghe, salvi che ci sia posto nella P. Sottana (quelli che non hanno bottega potranno tenervi banco sulla Piazza); legna, contrada della Cittadella e di S.Domenico; paniettieri e fruttaiuoli, tra le due piazze Soprana e Sottana, nei passaggi che dovranno comunque essere liberi in alcuni punti”.
I monregalesi si accorgono però che il nuovo periodo coincide con l’importante fiera di Briançon(Nativitè Notre-Dame), specializzata nel trattare gli ovini (montoni e agnelli) in un intenso traffico, già nel Medioevo, tra il Piemonte e l’Alto Delfinato. Inoltrano quindi un’altra petizione per un nuovo spostamento al 15 settembre, ma il Duca questa volta non risponde e la fiera continua nel periodo precedentemente concesso.
Vico ed il Santuario devono attendere nel 1636 l’ordine di Vittorio Amedeo I, figlio di Carlo Emanuele I, che ordina di trasportare la fiera a “luogo ove è la fabbrica e devotione d’essa Madonna Santissima appresso Vico”.
Ed ecco la notifica: “Si notifica ad ogn’uno si come S.A.R. si è compiacciuta trasportare la Fiera, qual era nella Città di Mondovì tre giorni avanti, e tre dopo la festa della Natività della Beatissima Vergine alli otti Settembre al luogo ove è la fabrica, e divotione d’essa Madonna Santissima appresso Vico, il giorno d’essa festività. E un avanti, e l’altro appresso, e ciò ogni anno allpavvenire, cominciando il corrente anno 1636, concorrendovi anco il consenso di essa Città, e è fera franca. Perciò otrà ogn’uno venire con ogni sorte di merci liberamente”.
Da notarsi la concessione di “fera franca”, cioè libera da qualsivoglia pedaggio e per ogni sorta di merce, regalia che consente l’immunità dalle successive pretese signorili.
Intanto la costruzione del Sacro Tempio continua lentamente: morti i primi grandi protagonisti dell’apoteosi del Miracolo, sono ridotti l’unità di iniziativa e le gandi offerte dei pellegrini, che sopiscono il loro entusiasmo. In seguito, con la guerra civile tra Maria Cristina di Francia (Madama Reale) ed i cognati Card. Maurizio ed il Principe Tommaso di Carignano, addirittura con l’irruzione dei barbari, entrati con cavalli nel recinto del Santuario, si sospendono le costruzioni.
Ma il fervore religioso, soltanto latente, viene ravvivato con numerosi Giubilei, concessi dai Sommi Pontefici, della durata di circa un mese: eccezionale è quello indetto da Innocenzo X nel mese di settembre 1951, che attiva a Vico più di centomila persone.
Nel 1961 Cuneo è liberata dall’assedio con il concorso delle milizie di Mondovì, combattenti sotto lo stendardo della Madonna di Vico. La municipalità di Cuneo invia dunque al Santuario di Vico un quadro d’argento rappresentate la città assediata e liberata per interposizione della Vergine di Vico. Nel 1698, con la fine del distretto di Mondovì, Vico diventa Comune autonomo e nel 1722 è per la prima volta infeudato al vassallo Giuseppe Gerolamo Derossi d’Usseglio con il titolo di Conte: dalla sua giurisdizione resta però escluso tutto il distretto del tempio della Madonna, che rimane alla congregazione del Santuario. Ne viene esclusa anche la fiera, non solo perchè si svolge nella piazza antistante il tempio, ma soprattutto perchè, essendo “fiera franca”, è svincolata da qualsiasi controllo fiscale o riscossione di pedaggio.
Nel 1831 Mondovì invia una supplica al re Carlo Alberto per ottenere il rispristino della fiera concessa nel 1603, ma per i soli due giorni, 10 e 11 settembre, cioè immediatamente dopo quella che si svolge al Santuario.
La concessione giungi nel 1934 dietro pagamento della “finanza” di lire 120 e dei diritti di patentedi lire 687,39.
Un manifesto del 21 agosto 1846 del Municipio di Mondovì pubblicizza la fiera, anche con combinazione di lotteria. Nel 1854 un altro manifesto di Mondovì comunica la sospensione della fiera per motividi carattere sanitario.
Immediata è la replica del sindaco di Vico: il manifesto attesta l’idoneità igenica per la celebrazione con pompa della rinomatissima Festa il giorno 8 settembre e “all’indomani (9 settembre) per l’effettuazione della solita avviatissima fiera sullo stesso piazzale, e che non mancheranno in entrambi i giorni i consueti pubblici spettacoli e divertimenti”.
Anche la guerra dei manifesti ha termine, la fiera continua nonostante tutto ed anche quest’anno ci si aspetta che sia visitata da tanta folla.
Ultima modifica: 27 Aprile 2022 alle 15:48
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